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Cineuropa News sul Cinema Italiano

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CINEUROPA NEWS SUL CINEMA ITALIANO

Marco Tullio Giordana gira 'Nome di donna' : articolo di Vittoria Scarpa

23/05/2017 - Il nuovo film del regista di La meglio gioventù è una coproduzione italo-francese e sarà girato interamente in Lombardia, prodotto da Lionello Cerri per Lumière & Co con RaiCinema e coprodotto da Celluloid Dreams, che gestisce anche le vendite internazionali. Il film uscirà in Italia con 01 Distribution, in Francia con Paname Distribution.

Sono cominciate ieri, 22 maggio, le riprese del nuovo film di Marco Tullio Giordana, Nome di donna. Il regista de I cento passi e La meglio gioventù torna sul set cinque anni dopo il suo ultimo lungometraggio, Romanzo di una strage(tre David di Donatello e tre Nastri d’Argento) per raccontare la storia di Nina, una giovane donna che si trasferisce con la figlia in un paesino della bassa Lombardia e trova impiego in una prestigiosa clinica privata dove lavorano molte altre ragazze, italiane e straniere: una piccola comunità femminile eterogenea e tuttavia molto unita, anche da un segreto.
Protagonista del film sarà Cristiana Capotondi (La passione, La mafia uccide solo d’estate, vista di recente in Tommaso e 7 minuti), affiancata da Valerio Binasco, Michele Riondino, Adriana Asti, Michela Cescon e Laura Marinoni. Il soggetto è di Cristiana Mainardi, la sceneggiatura è scritta da Cristiana Mainardi con Marco Tullio Giordana.


CANNES 2017 Quinzaine des Réalisateurs
'Cuori puri', due mondi paralleli si incontrano
di Camillo De Marco

23/05/2017 - CANNES 2017: Con la sua opera prima il giovane regista Roberto De Paolis osserva i giovani delle borgate, con la stessa poesia dei film di Claudio Giovannesi
"Beati i puri di cuore perché vedranno Dio" spiega don Luca (Stefano Fresi) citando il discorso della Montagna di Gesù. Questo combattivo prete della periferia di Roma si rivolge ad un gruppo di giovani che si preparano a "promettere" di rimanere casti fino al matrimonio. Nel gruppo c'è anche la quasi diciottenne Alice (Selene Caramazza), protagonista femminile di 'Cuori puri', selezionato alla Quinzaine des Réalisateurs del 70° Festival di Cannes. La mamma Marta (Barbora Bobulova) - donna single di cui si intuisce un passato di inganni e abbandoni - è un'assidua frequentatrice della parrocchia, molto intransigente con la figlia. Le ha appena sequestrato il cellulare per via di uno "scandaloso" scambio di sms con un compagno di scuola. E' proprio per procurarsene di nascosto uno nuovo che Alice incontra per la prima volta Stefano, interpretato da Simone Liberati (fisicamente una sorta di James Franco di periferia).

Stefano è quello che a Roma si chiama un coatto, cioè un abitante delle borgate urbane o suburbane, dai modi rozzi e la parlata fortemente dialettale. Da subito il giovane regista Roberto De Paolis (figlio di Valerio, che distribuisce il film con Cinema), ci mostra in parallelo due mondi limitrofi ma diversissimi. In uno i cuori puri che vanno a scuola, fanno lavori onesti, si prestano al volontariato e si mantengono "nei limiti", come predica don Luca. Nell'altro i cuori selvaggi, l'ambiente di Stefano: disoccupati che si caratterizzano per la moto di grossa cilindrata, vivono di spaccio e rapine occasionali. Stefano è cresciuto e ha nuotato in queste acque torbide. Ma nonostante tutto anche lui è un puro di cuore. Cerca un lavoro onesto e lo trova come custode del parcheggio di un supermercato, bersagliato e minacciato dai rom del campo adiacente. Gli stessi nomadi a cui Marta e Alice portano regali e vestiti smessi. Quando i genitori vengono sfrattati, Stefano corre in loro aiuto. Si incontrano nuovamente, Stefano e Alice, e gli ormoni hanno la meglio sulla promessa di verginità della ragazza. Due habitat sociali, la violenza da una parte, l'accoglienza e l'autoprotezione dall'altra, si fondono, si riconoscono. Perché, come ci hanno insegnato i filosofi Kaj Nielsen prima e Eugenio Lecaldano dopo, ci può essere un'etica senza religione, anche senza Dio possiamo distinguere tra bene e male, giusto e ingiusto, virtuoso e vizioso.

La vicinanza con il premiatissimo La ragazza del mondo [+] di Marco Danieli, film del 2016, è piuttosto evidente. Ma, come in quel caso non si trattava di un film-denuncia sui testimoni di Geova, anche Cuori puri è un realistico racconto di formazione attraverso una passionale storia d'amore. Come Danieli, anche De Paolis (37 anni) è al suo esordio al lungometraggio, dopo due cortometraggi presentati alla Mostra di Venezia e opere di video-art. E la sua osservazione dei giovani uomini e donne, dei cuori duri e puri delle borgate, ci ricorda la rude poesia pasoliniana di Alì ha gli occhi azzurri e Fiore di Claudio Giovannesi. Selene Caramazza e Simone Liberati, entrambi al loro esordio come protagonisti di un lungometraggio, danno corpo ai loro personaggi con una concretezza palpabile.

La società di produzione Young Films, fondata dal regista con l'esperta Carla Altieri, persegue la sua mission di supportare film indipendenti di qualità in Italia e Europa. The Match Factory vende il film sul mercato internazionale.
regia: Roberto De Paolis
sceneggiatura: Roberto De Paolis, Luca Infascelli, Carlo Salsa, Greta Scicchitano
cast: Selene Caramazza, Simone Liberati, Barbora Bobulova, Stefano Fresi, Edoardo Pesce, Isabella Delle Monache, Federico Pacifici, Antonella Attili

sinossi
Agnese e Stefano sono molto diversi. Lei, 17 anni, vive sola con una madre dura e devota, frequenta la chiesa e sta per compiere una promessa di castità fino al matrimonio. Lui, 25 anni, è un ragazzo violento e dal passato difficile che lavora come custode in un parcheggio di macchine che confina con un grande campo rom. Quando si incontrano nasce un sentimento vero, fatto di momenti rubati e di reciproco aiuto. Il desiderio l’uno dell’altra cresce sempre di più, fino a quando Agnese, convinta di aver tradito i suoi ideali, prende una decisione estrema nella speranza di poter cancellare il peccato commesso.

Il dilemma di fronte a 'L'intrusa'
di Camillo De Marco

23/05/2017 - CANNES 2017: Coerenza, rigore ed equilibrio nel secondo film di Leonardo Di Costanzo confermano le capacità di questo regista che viene dal documentario
La coerenza nella scrittura, il rigore della messa in scena, l'equilibrio del risultato finale fanno del cinema di Leonardo Di Costanzo uno dei più interessanti del panorama italiana di oggi. Eppure è solo al suo secondo film, con L'intrusa, alla Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes, dopo l'esordio con L'intervallo nel 2012, premio FIPRESCI e Pasinetti alla Mostra di Venezia, David di Donatello e Globo d'Oro della stampa internazionale. Ma i diversi documentari che il regista ischitano di 59 anni ha diretto, premiati in numerosi festival, ne hanno modellato l'attuale visione autoriale del mondo. Che è fatta di un'osservazione induttiva che riesce a trarre energia dalla vita stessa.

L'intrusa, scritto dal regista con Maurizio Bracci e Bruno Oliviero, è la storia di Giovanna, fondatrice di un doposcuola per bambini che è una sorta di avamposto sociale, un fortino al centro del degrado e della stretta mafiosa in un quartiere della periferia napoletana. Non un film sulla camorra, come ha sottolineato lo stesso regista, ma su chi ai camorristi quotidianamente sottrae consenso, giocando sul suo stesso terreno.
Chi è dunque l'intrusa del titolo? Lo scopriamo subito, quando un'operazione di polizia proprio all'interno della masseria che ospita il centro ricreativo, stana e arresta un latitante della camorra accusato di aver ucciso a colpi di kalashnikov un innocente operaio di 28 anni che si trovava per caso sul luogo di un agguato ad una banda rivale. In quella casupola nel cortile della "Masseria" rimane la giovane moglie del criminale, come una bestia ferita, con la sua bambina di 10 anni. Era stata lei a chiedere ospitalità a Giovanna, per poter poi nascondere il marito all'insaputa di tutti.

Che fare di questa "intrusa"? Giovanna si trova davanti ad un dilemma: imporre a se stessa e difendere la propria idea di accoglienza e tolleranza, oppure abbandonarsi alla paura, darla vinta al bisogno di sicurezza voltando le spalle? Tanto più che la donna riceve le visite minacciose della mamma e sorella del marito, che cercano di convincerla a tornare a casa. Come rispondere ai timori dei genitori dei bambini che ora si ritrovano a condividere i giochi e le attività del centro con la figlia di un pericoloso assassino? Come spiegare alla vedova del giovane ucciso dal camorrista? Tantopiù che quell'intrusa non da nessun cenno di commiserazione.
Come L'intervallo, L'intrusa è un film racchiuso in un luogo simbolico, che potrebbe anche essere una banlieue parigina, quasi una piece teatrale con i fondali disegnati. Ma a differenza de L'intervallo, è un'opera corale, nella quale ognuno ha poche battute mentre l'espressione corporea è fondamentale. Gli interpreti sono chiamati a mettere in scena situazioni che vivono quotidianamente. Il personaggio di Giovanna è invece interpretato da Raffaella Giordano, danzatrice e coreografa del teatro di ricerca contemporaneo.

Torinese di 55 anni, ha un unico precedente al cinema, la madre di Giacomo Leopardi de Il giovane favoloso di Mario Martone. Di Costanzo ha voluto contrapporre questa figura "non autoctona" al resto del cast, molti non professionisti e residenti nel quartiere Ponticelli, dalla parlata dialettale (il napoletano è quasi sempre sottotitolato in italiano): Valentina Vannino, Martina Abbate, Anna Patierno, Marcello Fonte, Gianni Vastarella, Flavio Rizzo... La fierezza di madre e figlia intruse (la bambina indossa sneakers rosso fuoco, che spiccano nel grigio quasi come il cappottino della bambina vittima innocente del campo nazista in Schindler's List di Spielberg) si scontra con quell'ospitalità che è all'opposto della loro cultura, fatta di violenza e regole di sopraffazione. Ma nessuno le vuole. E il simbolo dell'opposizione alla realtà da cui loro provengono, cioé a quel male che pervade il "fuori" dalle mura che circondano la Masseria, sta tutto nel pupazzo che i bambini stanno costruendo con gli assistenti sociali: Mister Jones, fatto con i pezzi di bicicletta, l'uomo con la "capa dritta", cioè uno con la testa a posto.

Il film è prodotto da Tempesta, Amka Films e Capricci con Rai Cinema. Vendite internazionali di The Match Factory, distribuzione italiana di Cinema.
regia: Leonardo di Costanzo
sceneggiatura: Leonardo di Costanzo, Maurizio Braucci, Bruno Oliviero
cast: Raffaella Giordano, Valentina Vannino, Marcello Fonte
fotografia: Hélène Louvart
montaggio: Carlotta Cristiani
scenografia: Luca Servino
costumi: Loredana Buscemi
musica: Marco Cappelli, Adam Rudolph

sinossi
Un racconto ambientato nel mondo del volontariato, tra coloro che quotidianamente si trovano a contatto diretto col disagio e con quelle fasce della società troppo frettolosamente e spesso ingenerosamente etichettate come "cattive". La storia è ambientata nella periferia napoletana all'interno di un centro di accoglienza. Il centro è stato aperto anni prima da una donna del Nord Italia assieme al marito poi morto. La donna continua a gestirlo con passione, negli anni, ha creato intorno a sé una comunità solidale con proprie regole e una forte identità. Un giorno, però, in quel luogo arriva l'intrusa del titolo, cioé la moglie di un camorrista, che per motivi misteriosi decide di andare a nascondersi proprio all'interno del centro, ma che, con la sua sola presenza, è destinata a scompaginare la già difficile quotidianità.


Sergio Castellitto • Regista
di Michela Greco - CinecittàNews

22/05/2017 - CANNES 2017: Sergio Castellitto parla di Fortunata, presentato nell’Un Certain Regard, e spiega come ha cucito questo ruolo di donna di periferia sulla pelle di Jasmine Trinca.

Gli intellettuali si vestono di nero, i poveri si vestono colorati. La mia Fortunata, incarnata da Jasmine Trinca con minigonna e canottiera, e’ depositaria di una meravigliosa coatteria interiore”. Nel giorno in cui Fortunata [+] si presenta al Festival di Cannes nella sezione Un Certain Regard, il suo regista Sergio Castellitto spiega come ha cucito questo ruolo di donna verace di periferia sulla pelle di Jasmine Trinca, gia’ sua protagonista in Nessuno si salva da solo [+]. Poco prima di attraversare il tappeto rosso avendo gia’ in tasca la soddisfazione di un buon risultato al box office nel primo giorno di uscita nelle sale con Universal, Sergio Castellitto e la moglie Margaret Mazzantini, autrice della sceneggiatura, hanno risposto in tandem alle domande sulla genesi di questa storia di emarginazione e resistenza, per cui in molti hanno evocato Mamma Roma di Pier Paolo Pasolini. "Coltivo da 20 anni l’idea di una figura femminile come questa- ci spiega Margaret Mazzantini - che potrebbe essere figlia di Italia, la protagonista di Non ti muovere interpretata da Penelope Cruz. Anche Fortunata, infatti, doveva essere portata sullo schermo dall’attrice spagnola, poi e’ passato tempo, ho conosciuto Jasmine, scoperto una donna di forza e talento e riscritto la storia. Fortunata è un gladiatore che combatte nel fango a mani nude, immersa in una periferia fatta di arabi che pregano e cinesi che fanno thai chi, una sorta di armata simbolica che ha colonizzato la nostra periferia. E’ una tragedia greca a Tor Pignattara".

Dopo tanti film insieme come si evolve il vostro lavoro creativo di coppia?
Sergio Castellitto.: Film dopo film considero Margaret autrice come e piu’ di me. La sua prima scrittura subisce altri interventi, come la scrittura degli attori e il montaggio, di cui si e’ occupata lei quando io, esausto alla fine delle riprese, sono andato a Londra a trovare nostra figlia. Fortunata e' stato un film molto scritto, ma come una gabbia col cancello aperto, pronto ad accogliere suggestioni esterne strada facendo.
Torna a osservare la periferia…
Anche questa attenzione appartiene alla scrittura di Margaret, che si e’ sempre occupata degli ultimi, delle zone deragliate della societa’. Bisogna ricordare che le classi esistono, nonostante ci dicano il contrario, e che esistono ancora la destra e la sinistra, altrimenti non esisterebbero gli spaventosi conflitti sociali cui assistiamo. Provate ad andare a Tor Pignattara partendo dai Parioli, troverete un mondo diverso, popolato di cingalesi e cinesi. Dove prima c’era l’Accattone di Pasolini ora c’e’ un cingalese. Nella scena di apertura di Fortunata vediamo una distesa di cemento in cui i cinesi si riuniscono per fare attivita' fisica, poi l'acquedotto romano e poi ancora un condominio di architettura fascista: questa e' Roma.

Cosa rispondete a chi vi imputa di rendere troppo popolare il racconto letterario e cinematografico?

Che siamo legati all’essenza divulgativa del cinema e che per fortuna abbiamo sempre avuto una buona risposta dal pubblico. Riconosco a lettori e spettatori una grande intelligenza, non sono una massa indistinta come pensano in tanti. E poi da ieri sera, con l’uscita nei cinema italiani, stiamo ricevendo messaggi via tweet di molte donne che si riconoscono in 'Fortunata'…

regia: Sergio Castellitto
durata: 103'
sceneggiatura: Margaret Mazzantini
cast: Jasmine Trinca, Hanna Schygulla, Alessandro Borghi, Stefano Accorsi, Edoardo Pesce, Rosa Diletta Rossi, Emanuela Aurizi
fotografia: Gianfilippo Corticelli
montaggio: Chiara Vullo
costumi: Isabella Rizza
musica: Arturo Annecchino

sinossi
Il film racconta la storia di una giovane madre (Jasmine Trinca) con un matrimonio fallito alle spalle, che quotidianamente combatte per conquistare il suo sogno: aprire un negozio di parrucchiera sfidando il suo destino, nel tentativo di emanciparsi e conquistare la sua indipendenza e il diritto alla felicità.

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